Un libro per capire gli enormi incendi americani
La scala di quello che sta succedendo con gli incendi in California è difficile da capire, qui, solo per fare un esempio, un video del lungomare di Malibu:
Gli incendi in Nord America hanno caratteristiche per molti aspetti diverse da quelli a cui siamo abituati nel Mediterraneo. Un libro pubblicato di recente da Iperborea lo racconta molto bene, partendo da un gigantesco incendio che interessò una cittadina canadese nel 2016. Si tratta de “L’età del fuoco” di John Valliant , un saggio che ho recensito quest’estate su Robinson e di cui vi consiglio la lettura.
Qui di seguito il mio pezzo uscito su Robinson il 21 luglio del 2024
Fort McMurray è una piccola cittadina nell’Alberta, una regione dominata da foreste e montagne nel Nord Ovest del Canada. È una di quelle boom town che nascono sulle ali di una precisa attività economica (in questo caso l’estrazione del petrolio dalle sabbie bituminose); città abitate da persone che di rado si trattengono a lungo, arrivano da lontano con l’idea di lavorare duro e risparmiare per una successiva vita altrove. La storia insegna che anche i più determinati di rado ce la fanno: la vita a quelle latitudini è provante, il clima nei mesi invernali rigidissimo e i soldi che pure arrivano in quantità sui conti correnti spariscono in fretta dentro alcool, droghe, night club, grossi pick up, Harley Davidson e motoslitte.
Si potrebbe dire che anche loro – i soldi – brucino, proprio come fanno molte altre cose in “L’età del fuoco” di John Valliant (Iperborea), un “libro matrioska” che prende le mosse da un enorme incendio che ha travolto la comunità di Fort McMurray nel maggio del 2016: fiamme alte anche un centinaio di metri che per giorni hanno inghiottito boschi, strade, case e i giocattoli per adulti di cui sopra. Un incendio smisurato che ha sciolto tutto in pochi minuti e alle volte soltanto in pochi secondi.
Del grande incendio scoppiato proprio in un luogo destinato all’estrazione di idrocarburi - un’estrazione costosa, cocciuta, tecnicamente complicata come quella che avviene dalle sabbie bituminose – Valliant fa una ricostruzione dettagliata, avvincente, un racconto che non trascura nulla, dalla storia dell’insediamento e dell’industria petrolifera locale, alla vita degli abitanti, fino alle prime avvisaglie di combustione di quello che nel giro di poche ore diventa un rogo gigantesco contro cui acqua e sostanze ritardanti non hanno alcun effetto contentivo, un incendio che alla fine verrà contenuto abbattendo le case coi caterpillar prima che possano essere raggiunte dalle fiamme. Gli si toglierà insomma “benzina” con un sacrificio enorme.
Qui “l’età del fuoco” ricorda la precisione descrittiva di “Terrore dal mare” di William Langewiesche (Adelphi), un classico della non fiction dedicato ad alcuni disastri nautici contemporanei e misconosciuti. Allo stesso modo in Valliant l’enorme mole di documentazione passa attraverso l’affresco umano, individuale e comunitario. Già questo sarebbe encomiabile, ma la natura multistrato del libro di Valliant va oltre e in maniera tutt’altro che pretestuosa apre una riflessione su quella che l’autore definisce “l’età del fuoco”, il tempo storico in cui l’uomo è riuscito ad ingabbiare le fiamme dentro i motori che usiamo ogni giorno e che ci permettono di muovere noi stessi e le merci con una facilità prima inconcepibile.
L’alleanza con gli idrocarburi estratti dal suolo ha fatto fare all’umanità un balzo in avanti del tutto fuori scala rispetto ai miglioramenti precedenti, ora però mostra il conto in termini di impatto ambientale. C’è un problema: a questo punto della nostra storia noi siamo il fuoco, come si può pensare di sciogliere questa alleanza che ci ha resi più ricchi, sani e longevi?
In questo suo strato per così dire filosofico, “L’età del fuoco” ricorda un libro “cugino”, in questo caso italiano, l’altrettanto documentato “"R4” di Pietro Trellini (Mondadori), un libro bello e anomalo che attraverso la storia (presa molto alla lontana, come succede nelle vere saghe) della Renault R4 in cui fu ritrovato il corpo di Aldo Moro ucciso dalle BR, racconta la storia dell’industrializzazione europea nel Novecento, un processo dominato dall’industria automobilistica. La motorizzazione del popolo fu, se vogliamo usare una categoria per così dire vallantiana, una sorta di dono del fuoco alle masse. Un progresso che da un lato forniva mobilità a un numero enorme di persone, dall’altra costringeva molte di esse al lavoro alla catena di montaggio, una modalità spersonalizzante e prima sconosciuta.
È in questo rapporto che continuamente si rinnova fra opportunità e costi, fra arricchimento materiale e diminuzione di libertà personale, che in entrambi i libri emerge con chiarezza quale sia il motore ultimo della storia: la tecnologia. Tutte le questioni politiche e sociali a cui diamo abitualmente preminenza – forse perché essendo più “antropomorfe” ci assomigliano di più – vengono in realtà sempre a rimorchio e si affannano ad affrontare un quadro determinato dalle possibilità della tecnica. Così se il Novecento è stato segnato dagli idrocarburi e dalle auto, il secolo nuovo non sarà deciso in prima battuta da Biden o Trump o dall’Ue, ma dall’intelligenza artificiale.
Anche per questo “L’età del fuoco” è un libro da leggere, ci ricorda che la nostra sete di miglioramento porta sempre con sé dei costi nascosti e imparare a gestirli è un compito che si è storicamente dimostrato molto complicato.